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Dolore
Cronico … NO GRAZIE
Cos’è il
Dolore Cronico
In
questo articolo prendiamo in considerazione il Dolore cronico benigno che
in questi ultimi anni è diventato una malattia a largo impatto sociale sia
per l’incidenza con cui si manifesta sia per la le fasce sociali più
frequentemente colpite che sono quasi sempre quelle più deboli come gli
anziani.
Il
dolore cronico benigno è un grave problema medico e sociale in tutto il
mondo. In Europa i dati statistici sono molto allarmanti mentre in Italia
al dato europeo si aggiunge la difficoltà del portatore di dolore cronico
di accedere alle cure. Il dolore cronico benigno se non trattato comporta
depressione nel 21% dei casi, riduzione della capacità lavorativa nel 61%
e perdita di giornate di lavoro perdita del lavoro nel 19%.
Il dolore
è:
·
un
fenomeno complesso, difficilmente semplificabile. A trasmettere al
cervello la sensazione del dolore, attraverso il midollo spinale, sono dei
sensori cutanei (recettori) che percepiscono anche le sensazioni di caldo,
freddo, tatto, pressione.
·
un’esperienza spiacevole sensoriale ma
soprattutto
ed
emozionale associata ad un danno tissutale reale o potenziale.
Il dolore
è un campanello di allarme che ci avverte che qualcosa non va nel nostro
corpo. Può essere acuto, ad insorgenza improvvisa, oppure cronico, quando
continua nel tempo.
·
una
sensazione soggettiva, perché la sofferenza di ciascuno è influenzata da
numerosi fattori individuali. Per farla breve ognuno di noi interpreta il
dolore sulla base della propria emotività e della propria esperienza
personale anche culturale, etnica e sociale amplificando o riducendone la
sua intensità
Numerose malattie, benigne e maligne, provocano dolore ed il dolore è uno
tra i primi e più importanti sintomi di malattia.
Si può considerare il dolore acuto di fare da campanello di allarme che
c’è qualcosa che non va. Tale dolore è quindi un dolore
UTILE, che prima di essere
trattato dovrà ricercare la causa che lo sta generando.
Il problema invece del dolore cronico esige un cambiamento completo di
mentalità. Quando la condizione patologica che provoca il dolore è nota e
in buona parte non aggredibile, quando il dolore è persistente nel tempo,
quando la sua presenza continua instaura un circolo vizioso di
depressione, ansia e altri disturbi emotivi, il dolore diviene allora una
sindrome autonoma con pesante impatto sulla vita di relazione e sugli
aspetti psicologici e sociali caratteristici della persona, il dolore
assume connotati di sintomo INUTILE
e va trattato nel modo più tempestivo e completo possibile. In questo
senso, il dolore cronico non rappresenta solo una estensione temporale del
dolore acuto, ma assume caratteristiche qualitative completamente diverse,
che necessitano di un approccio mentale, culturale e professionale
opposto. Diventa in poche parole una malattia nuova ed autonoma.
Il dolore
cronico presente nelle malattie degenerative, neurologiche, oncologiche,
specie nelle fasi avanzate e terminali di malattia, assume caratteristiche
di dolore GLOBALE, ovvero di sofferenza personale che, trova nella propria
causa, oltre che motivazioni fisiche, anche cause psicologiche e sociali.
"Il
dolore è uno dei principali problemi sanitari mondiali. Se il dolore
acuto può essere ragionevolmente considerato un sintomo di malattia o di
trauma, il dolore cronico e ricorrente è un problema sanitario
specifico, una malattia a pieno titolo". World Health Organization
Il dolore
cronico spesso precede una serie complessa di cambiamenti fisiologici e
psicosociali, che sono una parte integrante del problema e che vanno ad
aggiungersi ad una situazione già gravosa per il paziente.
Questi problemi comprendono:
1. immobilità con conseguente deperimento dei muscoli, delle
articolazioni, ecc.
2.
depressione del sistema immunitario e aumentata suscettibilità alle
malattie
3. disturbi del sonno
4. inappetenza e malnutrizione
5. dipendenza da farmaci
6. eccessiva dipendenza dalla famiglia o da altri addetti all'assistenza
7. abuso o uso non appropriato dei servizi sanitari
8. scarso rendimento sul lavoro o inabilità a lavorare, invalidità
9. isolamento da società e famiglia, chiusura in se stessi
10. ansia, paura
11. amarezza, frustrazione, depressione, suicidio
LE CIFRE
RELATIVE AL DOLORE CRONICO IN EUROPA ED IN ITALIA
Il dolore
cronico, secondo la più recente ed estesa indagine epidemiologica europea
su 46.394 adulti, è un grave problema clinico e sociale. Il 19% degli
intervistati aveva sofferto di dolore per oltre sei mesi nel corso
dell’ultimo anno e, nel 34% di questi, il dolore raggiungeva i livelli più
elevati di intensità. Il dolore comportava: depressione nel 21% dei casi,
riduzione della capacità lavorativa nel 61% e perdita del lavoro nel 19%.
Nella realtà
italiana questi dati, già di per sé preoccupanti, lo sono ancora di più,
perché dallo stesso studio emerge che in Italia la percentuale di persone
con dolore cronico raggiunge il 26%, un livello superato solo da Polonia
(27%) e Norvegia (30%). Le dimensioni e la gravità del problema provano
che il dolore cronico è di per sé una malattia di notevole impatto
sociale.
Il dolore
cronico è dovuto: nel 20 % dei casi a traumi, nel 25 % dei casi a dolore
della colonna vertebrale (ernia del disco, cervico-brachialgia e
lombosciatalgia) e nel 45 % dei casi ad artrosi degenerativa o artrite.
Esiste, inoltre, il consistente problema del dolore cronico correlato al
cancro, che è presente nel 50/90 per cento dei malati lungo l’intero corso
della malattia tumorale. Nella maggior parte di queste condizioni la causa
principale del dolore è un danno del sistema nervoso, definito dolore
neuropatico.
Nell’indagine epidemiologica europea, gli intervistati lamentavano
generale insoddisfazione per le cure ricevute: oltre la metà era stata
curata con farmaci antinfiammatori, non adeguati per trattamenti
prolungati ed inefficaci nel dolore neuropatico. Questi dati, che
riflettono la nostra esperienza quotidiana, sono clinicamente ed
eticamente inaccettabili. L’inadeguatezza delle cure, oltre che essere
causa di insuccesso terapeutico, comporta un aggravio della spesa
sanitaria per l’uso improprio delle risorse e per il controllo delle
complicanze. Esistono, al contrario, farmaci e procedure indicati per il
trattamento del dolore cronico e neuropatico. In generale, si evidenzia
una grave lacuna culturale riguardo al problema del dolore cronico.
Incidenza e costi del dolore cronico
Oltre a
causare indicibili sofferenze a milioni di pazienti di tutto il mondo, il
dolore cronico lacera il tessuto sociale ed economico della nostra
cultura. Non esistono a tutt'oggi dati precisi sull'influenza delle varie
sindromi da dolore cronico e il relativo costo per la società.
Ma è noto
come la lombo sciatalgia e la cefalea rappresentino la prima causa per
perdita di giornate di lavoro. Tuttavia l'impatto del dolore cronico non
deve essere esaminato soltanto in termini economici. Ma il dolore cronico
mal curato ha un impatto ancora più pesante poiché sfocia nella
depressione del paziente e nella sua inabilità o addirittura incapaci di
svolgere i compiti più semplici. Inoltre i pazienti affetti da dolore
cronico sono spesso soggetti a privazioni psicosociali e fisiche, compresa
una nutrizione inadeguata con perdita di peso, una riduzione
dell'attività, disturbi del sonno, isolamento sociale, problemi coniugali,
disoccupazione e problemi finanziari, ansia, paura e depressione.
Cosa
si sta facendo in Italia
L’Italia è
al terzo posto per incidenza del Dolore Cronico ma si colloca al penultimo
posto in Europa per l’uso di farmaci oppioidi. E’ stata istituita una
Commissione Ministeriale per il trattamento del Dolore Acuto e Cronico e
Cure Palliative che ha tra i compiti principali l’elaborazione di progetti
finalizzati a far interagire sul territorio istituzioni ospedaliere,
medici di base, medici specialisti e associazioni di volontariato.
Per far
innalzare in un paese il livello qualitativo della terapia del dolore, è
necessario procedere su modelli organizzativi e sociali adeguati:
-
facilitare la
disponibilità e la prescrivibilità dei farmaci antalgici, in
particolare degli oppioidi per utilizzo terapeutico;
-
Approntare forme
organizzative che consentano una continuità di intervento;
-
Favorire la
formazione degli operatori sanitari in questo settore
-
Promuovere
l’informazione divulgativa all’opinione pubblica.
-
Considerare il
dolore cronico malattia sociale e fornirne risorse adeguate
PRINCIPALI
CAUSE DI DOLORE CRONICO
Osteoartrosi
Artrite
reumatoide
Lombalgia Cronica
Dolori
delle spalle e del collo
Cefalee-
Emicrania
Altre
Algie Facciali
Dolore
neoplastico cronico
Sindromi
da dolore delle fasce muscolari
Dolori
post-toracotomici
Dolore
neuropatico
Herpes
zoster (fuoco di Sant’Antonio)
Nevralgie poste-erpetiche
Nevralgie del trigemino
Neuropatia diabetica
Dolori
post-mastectomia
Dolori
da arto fantasma.
Può essere
difficile stabilire la causa scatenante di un dolore cronico, poiché può
derivare da una serie di fattori. Il
dolore può avere inizio da una malattia o trauma, ma persistere a
causa di stress, problemi emotivi, cure sbagliate o segnali di dolore
anomali e continui. È, inoltre, possibile che il dolore cronico si
manifesti senza aver avuto traumi, malattie o addirittura senza alcuna
causa nota.
Vi è un numero di malattie specifiche spesso associate al dolore, fra le
quali: diabete, problemi vascolari, herpes zoster e la maggioranza dei
tipi di cancro. Spesso, il dolore cronico persiste nonostante le terapie
riescano a tenere sotto controllo o addirittura a curare la malattia da
cui ha origine il dolore stesso. A volte, entrambe le malattie possono
perdurare per mesi o anni. Ma è un errore pensare che se la malattia che
causa il dolore non può essere curata, non può esserlo neanche il dolore.
Così come la cura della patologia originaria richiede spesso l'intervento
dello specialista, anche il trattamento del dolore richiede l'intervento
di uno specialista nella cura del dolore. Il dolore cronico può essere
spesso causato da una o più patologie, o in alcuni casi essere di origine
sconosciuta.
Strategia terapeutica
La
strategia terapeutica proposta dall’OMS per il trattamento del Dolore
Cronico
deve porsi
alcuni obiettivi sequenziali che possono essere schematizzati come segue:
-
aumento delle ore di sonno libere da dolore;
-
riduzione del dolore a riposo;
-
riduzione del dolore in posizione eretta o al movimento.
Di solito si
parla di dolore cronico quando dura per più di sei mesi e senza che le
cure mediche o chirurgiche del caso abbiano portato sollievo. Per
stabilire la gravità dei sintomi, il medico effettuerà una valutazione del
dolore per determinarne l'intensità, la distribuzione e l'impatto. Questi
ed altri fattori sono altamente significativi per formulare una diagnosi.
Secondo
molti Autori tale approccio terapeutico potrebbe essere indicato per tutti
i tipi di dolore cronico, indipendentemente dall’evoluzione progressiva o
meno della patologia di base.
L’OMS
aveva molti anni fa sviluppato un sistema progressivo di trattamento
analgesico denominato “Scala Analgesica a Tre Gradini”. Esso prevede
l’utilizzo di tre categorie di farmaci: non oppioidi, oppioidi per il
dolore lieve-moderato (una volta detti oppioidi deboli) ed oppioidi per
il dolore moderato-severo (in passato chiamati oppioidi forti) con
l’integrazione o meno di farmaci adiuvanti in ciascuno dei tre gradini e
di terapie non farmacologiche: fisioterapiche, psicologiche e antalgiche
invasive (infiltrazioni, neurolesioni, neuromodulazioni).
Mentre in
passato si era sottolineato l’approccio progressivo e sequenziale
nell’utilizzo dei farmaci dei tre gradini, oggi viene evidenziato come
debba essere l’intensità del dolore, e non la sequenzialità dei gradini
(né, tantomeno, la prognosi del paziente) a dettare il livello di farmaco
con il quale iniziare un trattamento del dolore cronico.
Il
suggerimento dell’OMS è quello di inserire la strategia terapeutica in un
appropriato programma di assistenza
continuativa in terapia antalgica e cure palliative.
OSTACOLI
AL TRATTAMENTO ANTALGICO
Numerosi
sono tuttavia gli ostacoli ad un corretto trattamento del dolore cronico
sono stati identificati in:
Ostacoli
dovuti al paziente
Ostacoli
dovuti ai professionisti
Ostacoli
dovuti alle istituzioni.
Gli
Ostacoli dovuti al paziente :
Ø
riluttanza a riportare e descrivere il dolore;
Ø
riluttanza a seguire le prescrizioni di terapia
Ø
timore
riguardo alla dipendenza
Ø
preoccupazione per effetti collaterali dei farmaci;
Ø
convinzione che il dolore sia una conseguenza inevitabile della
malattia, con conseguente supina accettazione;
Ø
censura
del dolore come segno di progressione della malattia;
Ø
timore
di iniezioni, fleboclisi o manovre invasive.
Ostacoli
dovuti ai professionisti :
Ø
incapacità dei medici a rilevare con metodo il dolore;
Ø
incapacità ad apprezzare l’entità del dolore
Ø
discrepanza fra la valutazione del medico e quella del paziente;
Ø
mancanza
di conoscenza nella valutazione e nel trattamento del dolore
Ø
riaffermazione dei “falsi miti” concernenti la terapia con oppioidi;
Ø
confusione terminologica e concettuale fra: tolleranza, dipendenza
fisica, dipendenza psicologica.
Gli
Ostacoli dovuti alle istituzioni sono state descritti come:
Ø
mancanza
di interesse istituzionale a sviluppare una capillare organizzazione per
la terapia del dolore;
Ø
mancanza
di cultura della terapia del dolore
Ø
mancato
utilizzo di strumenti validati di valutazione nelle cartelle cliniche;
Ø
mancanza
di tempo dedicato;
Ø
mancanza
di disponibilità dei farmaci essenziali;
Ø
restrizioni legali alla prescrizione dei farmaci oppioidi e difficoltoso
approvvigionamento degli stessi;
Ø
paura di
una possibile “tossico-dipendenza”, sia nei pazienti oncologici che
nella popolazione in generale, qualora gli oppioidi forti fossero più
disponibili per uso terapeutico;
Ø
mancanza
di formazione accademica agli studenti e al personale sanitario.
Come distinguere i luoghi comuni dalla realtà
Neanche il miglior medico può sapere cos'è il dolore fisico come coloro i
quali ne sono vittime. Solo il paziente, infatti, può dire se la terapia
alla quale è sottoposto è efficace o meno nel controllare il dolore. Ed è
per questo che, quando la terapia del dolore non sta dando il sollievo
necessario, è importante parlarne con un medico, un infermiere e i
familiari.
Non bisogna avere timore di parlare del problema.
Annotare in
un diario l'esperienza personale, è un modo per ricordare dettagli
importanti che possono tornare utili nel dialogo con il medico.
Per poter
tenere sotto controllo il dolore, è necessario affrontare il problema
senza alcun timore.
Molte persone non cercano alcun sollievo contro il dolore o evitano di
parlarne col medico.
Spesso,
preferiscono il silenzio perché non capiscono la vera natura del dolore
cronico o hanno paure ingiustificate a proposito delle cure:
"Ho paura di assuefarmi ai farmaci per il dolore e di non poterne più fare
a meno".
Le ricerche in questo campo hanno dimostrato che, quando assunti con
criterio, i farmaci portano sollievo senza dare assuefazione.
"Se la terapia che sto seguendo non funziona, devo rassegnarmi a convivere
con il dolore".
Questo non è necessariamente vero. Dovrete essere sinceri con voi stessi e
capire quanto impatta realmente il dolore cronico sulla vostra vita.
Chiedete al medico quali siano le terapie disponibili. Se una determinata
terapia non dovesse apportare benefici, un'altra invece potrebbe essere
efficace. Si possono inoltre gestire o prevenire molti degli effetti
secondari dovuti alle terapie del dolore.
"Penseranno che sono una persona debole perché non sono in grado di
sopportare il dolore e devo farmi aiutare dal medico"
Alcune persone credono che una vita vissuta sopportando il dolore sia un
segno di forza e che cercare aiuto sia un segno di debolezza. Non bisogna
lasciare che questi luoghi comuni impediscano al paziente di consultare e
parlare delle possibili soluzioni terapeutiche per alleviare il dolore. È
possibile trovare aiuto e sollievo, ma solamente se si è disposti a
parlare apertamente di questo problema.
Se la
terapia attuale non dà il sollievo desiderato o se causa effetti secondari
che impediscono di svolgere le attività quotidiane o peggiorano la qualità
di vita, il dialogo con un medico si rende necessario. Il medico in questo
caso potrà regolare il dosaggio del farmaco, prescrivere un altro farmaco
per ridurre gli effetti secondari oppure proporre delle alternative.
Se questo approccio non ha successo, il medico potrà segnalare uno
specialista nel campo del dolore o consigliare una terapia del dolore. Le
strutture che si occupano di terapie del dolore sono state create negli
ultimi anni proprio per far fronte alle esigenze di chi soffre di dolore
cronico, che possono ora avvalersi di medici altamente specializzati che
lavorano in team che comprende: Medici specialisti (Anestesisti, Algologi,
Neurologi, Ortopedici, Chirurghi Vascolari, Diabetologi, Fisiatri, ecc.)
fisioterapisti, infermieri, addetti al sostegno psicologico del paziente
e/o psicologi..
Questo approccio multidisciplinare è stato sviluppato perché si è
riconosciuto che il dolore cronico
coinvolge
differenti aspetti della vita del paziente. In queste circostanze la
strada verso un maggiore
benessere passa attraverso una combinazione di terapie.
Quali sono le Terapie Attuabili
La scelta
della terapia dipende dal tipo specifico di dolore, dalla sua gravità e
dal successo delle terapie precedenti. Le soluzioni terapeutiche per il
controllo del dolore sono costituite da :
Terapia con farmaci
Gli analgesici
possono essere somministrati per via orale, rettale, transdermica e per
iniezione (intramuscolare ,endovenosa, sottocutanea). Questi tipi di
somministrazione sono definiti sistemici, in quanto l'analgesico circola in
tutto il corpo del paziente.
Sulla base delle indicazioni fornite dalla letteratura internazionale, il
controllo soddisfacente del dolore può essere attuato attraverso un
approccio sequenziale a gradini che prevede l'utilizzo dei Farmaci
antinfiammatori non steroidei nei casi di dolore lieve e degli Oppiacei nei
casi di dolore moderato e grave.
Farmaci antinfiammatori non steroidei
(FANS))
Alcuni farmaci di questa classe sono da banco e non richiedono, pertanto, la
ricetta medica, mentre altri la richiedono. Tali farmaci possono essere
molto efficaci, ma possono anche avere effetti collaterali,soprattutto a
livello gastrico.
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Oppiacei
Gli oppiacei più comuni, come la morfina e derivati possono essere
somministrati per via orale, o per altre vie. La buprenorfina ed il
fentanyl possono essere somministrati per via transdermica mediante
cerotti che cedono il principio attivo e quindi queste formulazioni sono
pratiche e semplici da somministrare. Gli oppiacei che vengono utilizzati
nel dolore moderato, come il tramadolo e la associazione
paracetamolo+codeina, sono generalmente maneggevoli e ben tollerati.
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Farmaci Adiuvanti
: Alcune classi di farmaci hanno la caratteristica di potenziare gli
effetti degli analgesici o di avere delle proprietà curative nei confronti
del dolore cronico. |
Fisioterapia
Il
movimento controllato e l'esercizio fisico delle parti del corpo interessate
dal dolore aiutano spesso a ripristinare la funzionalità di articolazioni e
muscoli irrigiditi. L'attività è molto importante per il controllo del
dolore, con implicazioni combinate per la mobilità e la qualità della
vita.
Programmi di
controllo del dolore
Il
trattamento del dolore, in genere, conduce il paziente attraverso un
percorso in cui vengono sperimentate le varie soluzioni terapeutiche
disponibili allo scopo di trovare la soluzione migliore a livello
individuale. Se la terapia farmacologica, la fisioterapia e altre soluzioni
non invasive non hanno successo, il medico può raccomandare un intervento.
In particolare:
Blocchi
nervosi
I
blocchi nervosi terapeutici applicano un anestetico locale e/o farmaci
steroidei mediante un'iniezione nel sito interessato dal dolore. Questa
iniezione è diretta al nervo che serve l'area dolente. I blocchi nervosi di
solito alleviano temporaneamente il dolore. Per alcuni è sufficiente un solo
blocco nervoso. Altri con condizioni più complesse possono richiederne
diversi. Se il dolore non è sotto controllo entro quattro/sei mesi, il
medico spesso prende in considerazione altre terapie.
Neurostimolazione
La sensazione
del dolore in certe aree del corpo può essere ridotta usando la stimolazione
elettrica (anche nota come neurostimolazione). Alcuni dispositivi di
stimolazione sono efficaci se applicati sulla pelle, mentre quelli
tecnologicamente più sofisticati sono efficaci se applicati direttamente al
sistema nervoso, ad esempio, in prossimità del midollo spinale (questa
terapia viene somministrata mediante un "pacemaker midollare"). Solitamente,
la scelta di queste soluzioni terapeutiche avviene solo dopo che le altre
terapie non hanno apportato benefici significativi al paziente.
Sostegno
psicologico
Poiché il
dolore può incidere anche sulla psicologia e sulla vita delle persone e ne
possono risentire la comunicazione ed i rapporti sociali, il medico può
considerare la possibilità di affiancare alla terapia medica un supporto
psicologico. A volte, il colloquio con addetti al sostegno psicologico e/o
psicologi può aiutare il paziente a sopportare meglio gli effetti negativi
che il dolore può arrecare alla mobilità, alla vita ed ai rapporti sociali.
Il rilassamento o le tecniche di biofeedback sono due esempi di metodi usati
da alcuni psicologi per aiutare i pazienti a sopportare meglio il dolore
Interventi
chirurgici
Gli
interventi di chirurgia correttiva possono alleviare il dolore correggendo i
fattori che ne sono la causa, come problemi strutturali alla schiena o
l'ernia del disco. Tuttavia, in alcuni casi, anche dopo interventi ripetuti
il dolore non è alleviato o è controllato solamente in misura minima. Gli
interventi chirurgici possono comportare il rischio di infezioni e di altre
complicanze.
Altre terapie
Oltre alle
terapie mediche convenzionali, esistono molti altri tipi di trattamento per
il sollievo del dolore cronico che possono essere d'aiuto in alcuni casi.
Chiropratici ed osteopati, ad esempio, in alcuni casi specifici danno
sollievo attraverso la manipolazione delle articolazioni. Lo stesso vale per
metodi di cura tradizionale cinese, come l'agopuntura. Se desiderate provare
una di queste terapie, non esitate a parlarne con lo specialista, che potrà
probabilmente raccomandarvi le terapie complementari più adatte al caso.
Se la terapia
attuale non dà il sollievo desiderato o se causa effetti collaterali
spiacevoli, è importante parlare con il proprio medico delle possibili
soluzioni terapeutiche oppure fissare un appuntamento con il centro di
terapia del dolore più vicino.
Tutte le
persone, se affette da particolari malattie o a seguito di traumi, possono
soffrire di dolore cronico, ma lo sono maggiormente gli anziani e le persone
colpite da malattie, quali: il diabete, l'artrite o problemi alla schiena, a
soffrirne. I dolori persistenti non sono da considerarsi una normale
componente dell'invecchiamento e vanno, quindi, curati.
Purtroppo, non è sempre possibile prevenire il dolore cronico, ma se si
interviene in modo tempestivo e mirato sui dolori improvvisi, le possibilità
che questi diventino cronici si riducono notevolmente.
Alcune patologie possono aumentare l'insorgenza di dolore cronico:
l'amputazione di un arto (dolore da arto fantasma), l'artrite o i disturbi
d'ansia. Stile di vita e fattori, quali: scompensi alimentari, fumo, abuso
di alcol o droghe o inattività fisica possono predisporre una persona al
dolore cronico.L'intensità del dolore percepito, anche a parità di trauma,
varia molto da persona a persona. Mentre alcune persone percepiscono il
dolore in maniera significativa, altre non sentono l'esigenza di ricorrere
neppure all'assunzione di blandi analgesici. Un esempio molto comune: un
semplice taglio con la carta in alcune persone diviene un dolore
persistente. Il motivo perché ciò accade non è chiaro. Alcune persone,
rispetto ad altre, sembrano predisposte al dolore. L'educazione e le
tradizioni culturali possono spiegare solo in parte queste differenze
individuali. Vi sono sempre più indicazioni che la nostra risposta al dolore
sia anche determinata dal patrimonio genetico, sul quale non esiste alcun
tipo di controllo.
Se
soffri di dolore cronico, parla con il tuo medico delle possibili
soluzioni terapeutiche
Letture
consigliate:
Cesare
Bonezzi Liberi dal Dolore
Mondadori
Vittorino Andreoli Capire il
Dolore Rizzoli
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Zavoli Il Dolore
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