Tratto dal sito www.aisd.it
Non sono oggi disponibili indagini epidemiologiche esaurienti a livello paneuropeo, in grado di definire la portata del problema del dolore. Un certo numero di ricerche più limitate è tuttavia sufficiente per dimostrare oltre ogni dubbio che in Europa il dolore è uno dei principali problemi sanitari. Benché tutti i tipi di dolore siano importanti, il presente sommario si concentra sul dolore cronico, che rimane uno dei problemi medici meno conosciuti e meno affrontati del ventesimo secolo. Le statistiche dimostrano il terribile impatto negativo del dolore cronico, evidenziano le dimensioni del problema, compresi i relativi costi economici per la società, e identificano la grave riduzione della qualità della vita dei milioni di persone affette da dolore cronico. Dati i costi associati al dolore cronico e il diritto di chi ne soffre di godere di una qualità della vita ragionevole, è imperativo che la portata del problema del dolore venga riconosciuta e affrontata a livello più ampio.
Diffusione del dolore cronico
L'Associazione internazionale per lo studio del dolore ha definito quest'ultimo
"un'esperienza sensoriale o emotiva spiacevole che deriva da un danno reale o
potenziale a un tessuto...". Il dolore cronico può essere definito come un
dolore che si protrae oltre il normale decorso di una malattia acuta o al di
là del tempo di guarigione previsto. Tale dolore può perdurare
indefinitamente. Il dolore che non scompare malgrado trattamenti adeguati
viene detto dolore non trattabile.
Condizioni tipiche del dolore cronico
·Osteoartrite·Artrite reumatoide ·Lombalgie e dolori delle spalle e del collo
·Cefalee, compresa l’emicrania ·Dolore neoplastico ·Sindromi da dolore delle
fasce muscolari ·Dolori post-toracotomici ·Dolore neuropatico ·Herpes zoster
(fuoco di Sant’Antonio) e nevralgie poste-erpetiche ·Nevralgie del trigemino
·Neuropatia diabetica ·Disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare ·Dolori
post-mastectomia·Angina pectoris·Dolori da arto fantasma.
Incidenza e costi del dolore cronico
Oltre a causare indicibili sofferenze a milioni di pazienti di tutto il mondo, il dolore cronico lacera il tessuto sociale ed economico della nostra cultura.
Non esistono a tutt'oggi cifre esaurienti a livello paneuropeo che delineino l'influenza delle varie sindromi da dolore cronico e il relativo costo per la società.
Ricercatori di vari paesi hanno tuttavia iniziato a raccolgiere informazioni sulla sua natura, illustrando l'entità della sofferenza dovuta al dolore cronico. Occorre notare che le cifre variano in funzione della definizione di dolore utilizzata e delle domande specifiche poste alle persone intervistate.
«Il dolore è una patologia ancora sottodiagnosticata e sottotrattata, con rilevanti costi sociali ed economici: in Europa colpisce 1 cittadino adulto su 5 e fa perdere 500 milioni di giornate lavorative, l’equivalente di 34 miliardi di euro. Spesso sono anche gli esami inutili e le terapie inadeguate ad incidere sui sistemi sanitari. Siamo di fronte a un’epidemia invisibile: nelle rilevazioni statistiche il dolore come vera e propria malattia non esiste, ma si nasconde all’interno di altre diagnosi». Sono le parole di Hans Kress, Presidente dell’Efic – European Pain Federation a fotografare l’impatto del dolore sulla vita quotidiana degli europei. I dati sono stati discussi nella due giorni di ‘Impact proactive 2014′, gli Stati generali del dolore in Italia, che si sono chiusi oggi a Firenze, e hanno visto la partecipazione di oltre 200 delegati provenienti da tutto il Paese. Gli esperti, riuniti in gruppi di lavoro, hanno definito una lista di scelte ‘giustè, condivise e appropriate, sui trattamenti da implementare e quelli da ridimensionare, perché troppo spesso non necessari: migliorare il lavoro d’équipe e la presa in carico integrata del paziente, anche con il supporto di reti informatiche per la condivisione real time delle informazioni; dedicare tempo adeguato all’ascolto del malato; privilegiare un approccio precoce e meditato al dolore, senza attendere che cronicizzi; evitare di prescrivere esami e terapie senza prima un inquadramento clinico e psicologico del paziente; scoraggiare l’uso improprio di Fans e automedicazione; intensificare l’impegno nel formare i medici e informare i cittadini. I pazienti, attraverso Cittadinanzattiva e Federconsumatori, hanno invece portato all’attenzione della platea i bisogni e le aspettative di chi soffre. «Uno dei fronti su cui occorre lavorare è quello dell’umanizzazione della medicina», ha dichiarato Gian Franco Gensini, presidente del Comitato scientifico di Impact proactive e ordinario di Medicina interna all’università di Firenze. «Serve un maggiore sforzo dei clinici, che si attua dando valore alla specifica storia del paziente e instaurando con lui una relazione simmetrica. Solo così sarà possibile sviluppare gli strumenti necessari affinché le cure siano davvero su misura. Sulla base delle scelte ‘giustè oggi definite, ci auguriamo di poter avviare entro l’anno alcune azioni pilota che ci consentano di implementare un reale cambiamento nella pratica clinica di gestione del dolore». Sul fronte internazionale l’Efic sta collaborando con l’Oms per una nuova edizione dell’International Classification of Diseases e poter così attribuire alla patologia dolorosa un suo specifico codice, spiegano gli esperti. «Il problema non è una priorità nell’agenda degli Stati europei – sottolinea Kress – Ammiro molto il lavoro svolto dal Governo italiano che, con la Legge 38, è stato tra i primi a comprendere la necessità di creare un network sul territorio, per garantire al cittadino cure antalgiche appropriate». Anche se la legge in Italia è ancora troppo spesso disattesa, rilevano gli esperti e le associazioni di pazienti e cittadini. «È inaccettabile che vi siano disparità all’interno di un medesimo Servizio sanitario nazionale, tra Regione e Regione», ha ammonito Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori.
Quadro sinottico dei risultati degli studi disponibili
- In uno studio sulla diffusione del dolore persistente svolto in Danimarca, i
ricercatori hanno riscontrato che il 38% circa della popolazione soffre di
dolore cronico
(Andersen e Worm-Pedersoen 1989).
- Nel 1995, uno studio mirato a quantificare il costo totale del dolore
cronico non di origine tumorale per l'economia irlandese ha stimato che un
campione di 95 pazienti aveva già comportato un onere di 1,9 milioni di
sterline al momento dell'invio a una clinica multidisciplinare di trattamento
del dolore (Sheenan et al.1996).
- Un'indagine epidemiologica svolta in Svezia ha riscontrato che il 45% di
tutti gli adulti ha provato forme di dolore ricorrente o persistente e l'8%
dolore grave e persistente (von Korff et al. 1990).
- Un'indagine svolta in Gran Bretagna ha rilevato che il 7% di un vasto gruppo
di adulti intervistati in un dato momento era soggetto a un livello di dolore
rilevante (Bowsher et al. 1991).
- In una recente analisi dei pazienti indirizzati a un centro danese per il
trattamento del dolore, quest'ultimo era pari in media a 7 su una scala fino a
10, la qualità della vita risultava gravemente ridotta, il 58% dei pazienti
presentava depressione o disturbi ansiosi, il 63% era soggetto a dolori
neuropatici e il 73% dei pazienti assumeva derivati dell'oppio al momento
dell'ingresso nel centro, benché essi non fornissero un sollievo adeguato dal
dolore. Lo studio ha mostrato che la qualità della vita dei pazienti affetti
da dolore cronico non di origine tumorale è fra le più basse riscontrate in
tutte le condizioni mediche.(Becker et al.1997)
- Il dolore neuropatico (definito in modo classico) affligge tra il 25 e il
50% dei pazienti della maggior parte delle cliniche di trattamento del dolore
(Bowsher 1991).
- Nel Regno Unito, iI costi annuali relativi (soltanto) al male di schiena e
alla sciatica ammontano attuallmente a 9 miliardi di Euro, mentre 1 miliardo
di Euro viene speso ogni anno per l'assistenza sanitaria diretta (Waddell
1996).
- Uno studio svolto nei Paesi Bassi ha rilevato che le patologie
muscolo-scheletriche rappresentano la quinta categoria in ordine di costo
sotto il profilo dell'assistenza ospedaliera e la più costosa dal punto di
vista dell'assenteismo e dell'invalidità lavorativi (1,7% del PIL) (van Tulder
et al. 1995).
- Si riscontra dolore nel 50% dei pazienti affetti da tumori (a tutti gli
stadi) e nel 75% dei pazienti con neoplasie avanzate. Ogni anno in Inghilterra
e nel Galles oltre 100.000 provano dolore al momento del decesso (Higginson
1997).
- Uno studio condotto in Catalogna (Spagna) ha identificato una diffusione del
dolore pari al 78,6% in risposta a un'intervista telefonica che richiedeva se
si fossero lamentati dolori nei precedenti 6 mesi, indipendentemente dalla
loro intensità e durata (Bassols et al. 1999).
- Si stima che nei Paesi Bassi il costo totale del dolore al collo nel 1996
sia stato pari a 686 milioni di dollari USA (Borghouts et al. 1999).
- Un sondaggio effettuato per posta in Svezia ha rilevato che riferiva di
avere provato dolore o fastidio, compresi problemi di breve durata, il 66%
delle persone coinvolte, mentre il 40% ha dichiarato di avere sofferto di
'chiari' dolori di durata superiore a 6 mesi. (Brattberg et al. 1989).
Un vasto studio epidemiologico del dolore cronico svolto nella zona di
Grampian, in Gran Bretagna, ha riscontrato che il 50% delle persone coinvolte
ha dichiarato di provare dolore o fastidio cronici , per il 16% con male di
schiena e per il 16% con artrite. Nel 16% dei casi oggetto dell'indagine, il
dolore cronico era grave. (Elliott et al. 1999). Per lo studio della
diffusione (o dell'incidenza) del male di schiena occorrono metodologie più
rigorose, sistematiche e uniformi
- I dati di uno studio svolto in Svezia indicano che il dolore alla colonna
vertebrale è molto comune fra gli uomini e le donne di età compresa fra 35 e
45 anni, e che esso è associato a marcate limitazioni dello stile di vita per
circa un quarto di coloro che lo provano (Linton et al. 1998).
- Uno studio dei costi socioeconomici delle sindromi da dolore nel Regno Unito
stima che il costo per l'assistenza sanitaria diretta sia stato pari nel 1998
a 1,6 miliardi di sterline. Tale costo diretto è tuttavia insignificante
rispetto al costo delle cure informali e delle perdite di produzione ad esso
associate, il cui ammontare totale è pari a 10,7 miliardi di sterline. Nel
complesso, il male di schiena è una fra le condizioni mediche più costose (Maniadakis
e Gray A2000).
- Uno studio condotto di recente in Finlandia ha riscontrato che, su un
campione di 5646 visite di pazienti ai servizi sanitari di base , il dolore
veniva identificato come ragione della visita nel 40% dei casi. Un quinto dei
pazienti ha dichiarato di provare dolore da oltre sei mesi. Un quarto dei
pazienti in età lavorativa affetti da dolore usufruiva di mutua pagata (Mãntyselk?
et al. 2001).
- I risultati di uno studio svolto nei Paesi Bassi indicano che il dolore
cronico è anche comune nell'infanzia e nell'adolescenza (Perquin et al. 2000).
L'impatto del dolore cronico, tuttavia, non deve essere esaminato soltanto in
termini economici. In Europa, il dolore cronico presenta gravi effetti
negativi sulla qualità della vita di milioni di persone che ne soffrono,
nonché su quella dei loro familiari. In mancanza di trattamenti adeguati ,
coloro che soffrono di dolore cronico sono spesso inabili al lavoro o
addirittura incapaci di svolgere i compiti più semplici. Di conseguenza, i
pazienti affetti da dolore cronico sono spesso soggetti a privazioni
psicosociali e fisiche, compresa una nutrizione inadeguata con perdita di
peso, una riduzione dell'attività, disturbi del sonno, isolamento sociale,
problemi coniugali, disoccupazione e problemi finanziari, ansia, paura e
depressione.
BIBLIOGRAFIA